Come cambiano gli occhi che da una routine fatta di asservimento e soprusi passano a intravedere lo spiraglio di una rivoluzione che punta al riconoscimento di diritti e dignità? Si accendono, diventano umidi di forza, non di dolore. Guardano lontano, non più in basso.
Suffragette (film del 2015, regia di Sarah Gavron) racconta della battaglia che il movimento suffragista femminile intraprese a Londra nel 1912 per ottenere il diritto al voto, concesso poi dal parlamento britannico nel 1918.
I fatti storici si intrecciano con il fervore dello spirito della giovane lavandaia Maud Watts (Carey Mulligan) e delle altre protagoniste, affascinate dagli ideali e dalla tenacia dell’attivista politica Emmeline Pankhurst (Meryl Streep).
A costo di subire la prigione, pestaggi e torture, peggio ancora di perdere un figlio o la vita stessa, il fuoco della libertà, che solo nell’uguaglianza delle opportunità può essere piena, divampa nel coraggio della ribellione di queste donne che nel sacrificio di allora hanno aperto l’orizzonte del futuro che viviamo oggi.
Una determinazione rara a cui ispirarsi.