Inventare e dilatare il tempo
11 gennaio 2016 | Persone

Inventare e dilatare il tempo

Due chiacchiere con Luisa Ruggio che dà voce all’emozione

by Valentina Chittano
Redazione Metropolitan ADV

Luisa Ruggio, giornalista e scrittrice pugliese, classe 1978, è una di quelle persone che attraverso una storia, un ricordo, anche solo una frase, è capace di regalarti un brivido che tenevi lì, da qualche parte, in attesa che qualcuno o qualcosa te lo facesse vibrare lungo la schiena.
L’ho incontrata più volte e più volte abbiamo dialogato sulle sue opere. A partire da “Afra”, con cui mi ha letteralmente stupita, fino ad arrivare al suo “Notturno”, tra amore e musica, Luisa Ruggio accarezza e schiaffeggia. Insomma, non va mai via senza lasciar un segno.


Come si può definire in una sola parola (decidi tu se sostantivo, verbo, aggettivo o avverbio) Luisa, una donna a cui le parole non mancano?
Cineac. È una parola che amo molto, rimanda ai primi cinematografi. Luoghi di incantamento. Ne ho visto uno ricostruito all'interno della mostra dedicata a Tamara de Lempicka a Torino e non volevo più uscirne, ero nel mio elemento. La sala buia che rende possibile la proiezione dell'immaginario.

“Notturno” è un romanzo d’amore, ma ancora di più si pone a mio avviso interrogativi muti sul tempo. Di ieri, di oggi e forse anche di domani. Condividi questo pensiero?

Sì, assolutamente. Il tempo è uno dei protagonisti di questa storia. L'antagonista per eccellenza. Gli innamorati devono invertarlo e dilatarlo. La scrittura, anche l'umilissima stesura di una lettera, è tempo inventato. La musica. L'arte.

Perché si scrive? E perché scrive Luisa Ruggio?
Si scrive perché talvolta si ha questa unica possibilità di manovra in quanto esseri umani. Perché non si ha scelta. Perché scrivere è un bel modo di scendere a patti con la vita. Generare mondi impossibili. E semplicemente perché una vita non basta. Abbiamo bisogno di raccontare. Di sognare. Dare una forma al mistero di esserci per un poco. La forma di una storia. Una parola. Scrivo per resistere.

Il “figlio di carta” a cui vuoi più bene (anche se a un genitore queste domande non si fanno)...
Voglio molto bene a Notturno in questo momento. Ma non avrei potuto scriverlo senza prima passare attraverso tutti i miei romanzi e racconti.

I libri e gli autori che più ti hanno lasciato qualcosa dentro…

Sto rileggendo Melville in questi giorni, potrei dire che sono ossessionata da quella fottuta balena bianca. Moby Dick. Tutto Truman Capote, una scrittura necessaria. Micheal Ondaatje, Elsa Morante, Hernandez con i suoi racconti (leggete "Nessuno accendeva le lampade") è un faro per me, la luce che indica una strada percorribile anche se poco battuta. Oggi si pubblicano tanti libri, ma pochi scrivono.