Era il 19 aprile 1987. Durante una puntata del Tracey Ullman Show, viene trasmesso il primo episodio della famiglia “gialla e tutta occhi”. Da allora “I Simpson”, la sitcom animata creata dal fumettista Matt Groening, si è ritagliata uno spazio sempre più ampio nella televisione americana prima e mondiale poi, fino a diventare un vero e proprio telefilm di culto, anche per i più grandi.
Anzi, della spensieratezza dei cartoni “alla Walt Disney” non c’è nulla nella cittadina di Springfield che, tra ironia e insolenza, da trent’anni ci presenta l’amplificazione dei difetti umani su cui si sorride con facilità, ma con la stessa facilità si rimane perplessi.
I Simpson incarnano la famiglia americana tipo, mescolando frustrazioni e genialità, problemi e soluzioni improbabili, dando quasi inconsciamente un risvolto filosofico a ogni episodio.
I rapporti tra le persone, non solo all’interno del focolare domestico, ma nell’intero contesto sociale, hanno dei punti di riferimento in luoghi o cose da cui non si può prescindere, una “coperta di Linus” che in qualche modo mantiene degli equilibri che solo per pochi attimi vengono mescolati, travisati e messi in bilico, per poi tornare a ciò che erano all’inizio.
Chiunque può trovare qualcosa di sé in Homer, in Marge, in Lisa o in Bart, magari anche in Maggie ancora incapace (?) di comunicare con le parole, nonostante il tempo non possa immortalarla bebè ancora a lungo. Ma ci si può rispecchiare anche nel direttore Skinner, mammone più che cinquantenne, o nell’ultracentenario signor Burns, dispotico, ricco e asociale; oppure nell’Uomo Fumetto, eterno bambino nel suo mondo fantastico o nell’oste Boe che sembra non conoscere il mondo oltre le mura della sua bettola o ancora in Edna Caprapall, insegnante di scuola elementare alle prese con relazioni amorose inconcludenti e un lavoro senza stimoli.
I Simpson hanno toccato la storia, dando spazio anche a personaggi noti che hanno reso alcune puntate particolarmente preziose. Rappresentano un progetto di comunicazione sui generis a cui va il nostro plauso e l’augurio per altri 30 anni di irriverenza.